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martedì 19 marzo 2013

L’Oriente antico: luoghi di fantasia e posti della storia - di Davide Nadali-



CICERO IN ROME OSPITA: 
IL DOTTOR DAVIDE NADALI* 
che ci racconta



L’Oriente antico: luoghi di fantasia e posti della storia

Il Vicino Oriente, più comunemente (ma erroneamente) noto come Medio Oriente nelle quotidiane cronache televisive e giornalistiche, comprende i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Turchia, Siria, Libano, Israele e Libano), Giordania, Iraq e Iran tra quelli che più significativamente conservano i resti di antiche culture che hanno preceduto di molti secoli e millenni i Greci e i Romani, popoli e culture di cui noi ci sentiamo diretti eredi.

Via Processionale  di Babilonia

Ma anche quelle antiche popolazioni dell’Oriente antico che non parlavano greco e latino sono in realtà nostri importantissimi e fondamentali progenitori e precursori di conoscenze basilari ed elementari, scoperte tecnologiche e intellettuali che ora noi consideriamo essenziali per lo svolgimento di tutte le nostre attività quotidiane. 

la città di Uruk
Basti pensare che nell’antica Mesopotamia, alla fine del IV millennio a.C., i Sumeri hanno inventato la scrittura: certo in una forma a noi davvero estranea che non prevedeva l’utilizzo di singole lettere che compongono le parole (come ora siamo abituati a fare), ma l’invenzione di pittogrammi, una sorta di parole in forma di immagini – un po’ come i geroglifici egiziani – che riproducono, con una poi sempre più accentuata tendenza a segni astratti, le reali sembianze dell’oggetto che si intenda “rappresentare” e, quindi, “scrivere”. Questi pittogrammi e segni erano incisi su tavolette d’argilla tramite uno stilo appuntito che produceva piccoli solchi appuntiti: per questo motivo, gli scopritori e decifratori delle antiche iscrizioni hanno definito questa forma di scrittura “cuneiforme”, ovvero a forma di cuneo, chiodo. E per quale necessità i Sumeri hanno inventato uno strumento così potente ed immortale, che ancora oggi è alla base del nostro modo di esprimere le nostre idee e trasmette i nostri messaggi, certo non più su tavolette di argilla, ma forse nemmeno più su carta ma su diverse “tavolette” elettroniche che si servono della velocità della rete e di internet?
La nascita della scrittura è raccontata dai Sumeri stessi in un testo che narra del viaggio di un ambasciatore 

Coni a mosaico Tempio di Uruk
della città di Uruk nella lontana città di Aratta: giunto a destinazione, l’ambasciatore consegna al re di Aratta una tavoletta di argilla con inciso il messaggio del re di Uruk. È la prima tavoletta di scrittura cuneiforme ed è significativo che lo scriba antico definisca la sua stessa scrittura “a forma di chiodo” che trafigge colui che la riceve e la legge. 

Esempio di Tavoletta 

Sigilli 
Anche il nostro alfabeto ha origini orientali: nel XIV secolo a.C., molti secoli dopo la prima invenzione sumerica alla fine del IV millennio a.C., nella città di Ugarit sulla costa siriana, gli scribi ideano dei segni che passeranno in seguito al fenicio, all’aramaico e quindi al greco sotto la forma di lettere che oggi ancora utilizziamo.
Basterebbe questo “dettaglio” della scrittura per capire quanto siamo debitori ai Sumeri e alle popolazioni che hanno abitato l’antica Mesopotamia e le altre regioni dell’antico Oriente: ma questo fermento di invenzioni intellettuali non si ferma solo alla scrittura che diventa quindi un efficace strumento non solo per registrare le normali attività quotidiane di gestione ed amministrazione dell’economia di una città (di cui gli archeologi spesso trovano tracce sotto forma di frammenti di argilla che ancora recano segni cuneiformi di scrittura e impronte di sigilli e timbri di garanzia), ma anche per tramandare miti e leggende di divinità e imprese storiche di sovrani.




Traccia torre di Babele
Nell’antico Oriente accadono altre “rivoluzioni” intellettuali: la rivoluzione urbana porta alla formazione di importanti centri urbani dotati di edifici (templi e palazzi), mura e fondamentali strutture per la gestione degli affari economici e politici della società.
 Da queste singole città, si svilupperanno nel corso dei secoli importanti stati territoriali che controlleranno estese aree e porzioni di territorio con lo scopo di gestire preziose risorse naturali (come l’acqua), minerarie e vie di transito e comunicazione: piccole città che diventano vere e proprie capitali di regioni a vocazione imperiale, come il caso delle città di Ninive, capitale dell’impero assiro che nel VII secolo a.C. arriva a conquistare parte dell’Egitto, o di Babilonia, città capitale di Hammurabi, il re legislatore del codice, e dei sovrani che hanno poi dominato nel VI secolo su tutto l’Oriente prima dell’avvento dei Persiani.
Le imprese di re, le leggende e i miti di divinità, le invenzioni ingegneristiche ed intellettuali hanno contribuito a costruire il mito delle civiltà dell’antico Oriente, spesso per merito (o demerito) di storici come Erodoto che hanno inventato il mito dei giardini pensili di Babilonia e della Bibbia che, con un linguaggio poetico e suggestivo, ha rappresentato un mondo orientale pieno di magia e di fascino che ha colpito la fantasia e le visioni dei primi viaggiatori e scopritori che già nel 700 e più diffusamente nell’800 popolavano Turchia, Siria, Iraq, Iran e la Palestina in cerca proprio delle testimonianze di quelle antiche civiltà descritte dagli storici greci e presenti nel testo biblico che, alla stregua dell’Iliade per l’archeologo Heinrich Schliemann (che dedicato al sua vita alla scoperta di Troia), fungeva da “guida” per rintracciare le rovine dell’antica Ninive, di Babilonia e della mitica Torre di Babele abbattuta dalla furia di Dio.


Ziqqurat di Nimrud


Con le prime scoperte dei viaggiatori che, in cerca delle città nominate dai profeti biblici, hanno registrato l’esistenza di rovine ricopiando e disegnando resti di edifici e di antiche iscrizioni dando poi l’avvio a vere e proprie spedizioni archeologiche a partire dalla metà dell’800, e con le attuali ricerche del Vicino Oriente, prosegue la riscoperta di quei luoghi di fantasia, entrati nel mito di un mondo orientale esotico e spesso incantato, frutto delle più tarde leggende medievali di maghi, geni e avventurosi eroi, che sono dapprima stati posti reali che hanno visto l’accadimento di eventi essenziali per la storia dell’uomo e il progresso della civiltà di cui siamo, al momento, testimoni e temporanei custodi.


Carri dello Stendardo di Ur


                                                                                                         Davide Nadali
                                                        

* Davide Nadali è ricercatore per la cattedra di Archeologia del Vicino Oriente Antico all'Università La Sapienza di Roma. Il settore di ricerca specifico è il mondo Assiro e Mesopotamico e in generale lo studio della guerra nel mondo antico. Fa parte della Missione archeologica di scavo a Ebla in Siria dal 1998. 


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