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venerdì 17 maggio 2013

Il Neolitico; l'Alba dell'Uomo Moderno (by S. Roma)

Cicero in Rome ospita: 
la dott.ssa Sara Roma* 

che ci racconta
Il Neolitico; l'Alba dell'Uomo Moderno 



Anche la Preistoria ha conosciuto un periodo di  grandi “rivoluzioni”: il Neolitico. 
Il nome stesso  – Neolitico deriva dal greco antico nèos=nuovo e lithos=pietra – è stato scelto dagli archeologi per sottolineare il boom di novità e scoperte che si sono verificati all'interno delle società umane in questo periodo: la vita cambia e si arricchisce di nuove attività e oggetti!!.


Una cosa è certa: a partire dal Neolitico gli uomini iniziano ad organizzare la loro vita in comune in modo molto simile al nostro, e all'opposto estremamente diversa da quella delle comunità di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico che li hanno preceduti.



 Cosa è successo?

Con modalità e tempi diversi a seconda delle regioni del mondo che si considerano, a partire dal Neolitico (circa 10.000 a.C) i resti archeologici evidenziano insieme ad un netto miglioramento del clima (le temperature si alzano dopo il lungo “inverno” glaciale del Paleolitico),  la presenza di piante e animali “domestici”.
Cosa si intende con domesticazione? Come gli archeologi sono in grado di documentare questo fenomeno? Come lo interpretano?
La domesticazione è un processo di lunga durata, che indica la riduzione di piante e animali selvatici sotto il controllo dell’uomo per esigenze di tipo alimentare (ma non solo). Lo stretto rapporto di dipendenza che viene a crearsi fra piante, animali da un lato e uomo dall’altro determina  un profondo cambiamento nella morfologia  stessa di piante (infiorescenze, frutti) e animali che non dovendo più lottare per procurarsi il cibo riducono la loro stazza, oltre ad avere denti e le altre armi di difesa per chi ne è provvisto (le corna!!) più piccole. Gli archeologi rinvengono questi resti nei siti di abitato, spesso entro pozzetti scavati nel terreno (al di sotto del pavimento delle case o degli spazi aperti ad esse vicini). Nel caso dei vegetali  (i pozzetti  modello-silos potevano avere le pareti interne rivestite con una sorta di intonaco in calce che serviva per isolare dall'umidità e da eventuali insetti il prezioso contenuto: il cibo!!). In altri casi, i resti vegetali (semi in particolare) e le ossa animali vengono rinvenuti frammisti a frammenti di utensili rotti e gettati, carboni, ciottoli e terriccio, in strutture che corrispondono esattamente ai nostri bidoni delle immondizie!!

                      
Che animali e piante ha utilizzato l’uomo neolitico? Perché proprio quelli? E cosa hanno determinato nella vita degli uomini preistorici?
Sapiente conoscitore della natura, grazie alla lunga esperienza maturata a contatto con questa durante la lunga fase della caccia-raccolta, l’uomo dopo vari tentativi meno fortunati, ha imparato a selezionare solo alcune delle tante specie vegetali e animali che aveva a disposizione: quelle che per caratteristiche proprie risultavano le più vantaggiose ai suoi scopi alimentari. 

Nel caso delle piante ha quindi selezionato per primi quei cerali selvatici (frumento e orzo) rilasciavano più facilmente nel terreno i semi (i futuri germogli!!), insieme a legumi come pisello, lenticchia e fava.
Ecco il kit del perfetto agricoltore neolitico: accette (per disboscare l’area da coltivare), zappe per dissodare il terreno, falcetti per mietere i cerali, oltre alla macina con pestello in pietra per triturare i semi. Questi strumenti presentano un manico in legno su cui si fissano le lame ottenute lavorando la pietra (la selce in particolare) al fine di ottenere dei margini taglienti. Le accette sono però particolari, essendo la pietra completamente levigata fino ad ottenere un aspetto di notevole lucentezza e bellezza!!

Nel caso degli animali l’uomo ha selezionato quelli più mansueti che senza grosse difficoltà hanno “accettato” le costrizioni imposte dall'uomo  prima fra tutte quella di vivere chiusi entro recinti (capre, pecore, buoi, maiali) o di servirgli come veri e propri strumenti da lavoro (animali da soma, da traino, ecc). 

La possibilità di avere sempre con sé e sotto controllo le fonti primarie del proprio  sostentamento (cereali, legumi, latte, carne) e di poterne conoscere con buona approssimazione il periodo di disponibilità (semina e mietitura dei campi; periodo di fertilità e produzione di latte degli animali)  ha favorito la formazione di veri e propri complessi residenziali e lavorativi: i primi villaggi stanziali!!

Non che i cacciatori-raccoglitori fossero incapaci di costruirsi abitazioni anche complesse, ma queste (capanne, ripari sotto roccia) avevano sempre e comunque un carattere temporaneo, dovendo gli uomini spostarsi di continuo al seguito degli animali, con il cambiare delle stagioni. Nel Neolitico al contrario, la “casa di residenza”, diventa possibile. I villaggi vengono spesso scelti in punti favorevoli del territorio, in piane alluvionali fertili, percorse da fonti d’acqua, risorsa primaria per uomini, piante, e animali. Le case presentano, a partire da una iniziale pianta circolare, una successiva forma quadrangolare, che diventerà predominante, per la possibilità di creare abitati sempre più ampi attraverso la  giustapposizione del nucleo di base, la casa quadrangolare appunto. 

Significativo è notare che sin dal Neolitico gli uomini hanno dato prova di desiderare una casa che non fosse solo funzionale (al riparo, alla protezione), ma anche esteticamente gradevole oltre che ricca di tutti i comfort, certo secondo gli standard del tempo!! 
In alcuni casi fortunati, gli archeologi hanno infatti portato alla luce resti di abitazioni costruite in mattoni di argilla cruda, rivestiti da strati di intonaco (bianco, di gesso o calce), che oltre ad avere funzioni isolanti e igienizzanti aveva anche una indubbia valenza estetica. Non di rado le pareti dovevano essere abbellite con pitture parietali, raffiguranti scene di diverso tipo. Molto diffuse sono le figure di animali come il toro (o anche solo la sua parte più evidente: le corna), o figure femminili riconoscibili per gli evidenti attributi sessuali (seni  e fianchi pronunciati) che rimandano non solo al mondo quotidiano ma anche alla dimensione simbolica (simboli di fertilità, nascita, riproduzione rispettivamente maschile e femminile) delle credenze degli uomini neolitici. 


 Un materiale molto utilizzato nel Neolitico per la costruzione è anche il legno, soprattutto per quei villaggi che si sono sviluppati lungo le rive di fiumi, laghi o lagune. In questi casi le abitazioni erano delle vere e proprie palafitte sopraelevate sull'acqua con tetto a doppio spiovente, forato al centro per permettere la fuoriuscita del fumo del focolare. 


Le case avevano un telaio in legno e su questo si “appoggiavano” le pareti realizzate con il materiale che lì cresceva in abbondanza come il legno, ovvero le piccole canne lacustri, sapientemente intrecciate tra loro, rivestite poi da uno strato di argilla e paglia al fine di ottenere una struttura ottima per l’isolamento da pioggia, sole e intemperie. Fortunatamente il legno anche se antichissimo, se immerso in acqua (ovvero in assenza di ossigeno) si conserva benissimo, e può quindi essere rinvenuto dagli archeologi, anche se solo in forma di pali di sostegno dei piani pavimentali e delle pareti delle abitazioni, andati quasi sempre completamente distrutti.



Nella vita quotidiana, lo strumentario domestico è venuto arricchendosi di una importantissima novità: la ceramica, che può essere considerata come il primo prodotto interamente umano. Materie prime estremamente semplici, come argilla, acqua, inclusi finemente triturati derivati da minerali, vegetali, ossa, conchiglie (a seconda della disponibilità!!), una volta miscelati e cotti in semplici fosse scavate nel terreno, 




si trasformano in oggetti resistenti e di grandissima utilità sia entro casa, come recipienti per la cottura, per il consumo o la conservazione di cibo, anche riccamente decorati con motivi spesso geometrici a incisione o impressione o entrambe, ma anche pesi da telaio, che rimandano ad un’altra attività - quella della tessitura - che inizia a comparire nel Neolitico. 




Insieme a statuette femminili che rappresentano secondo una interpretazione molto diffusa tra gli archeologi, la “dea madre” ovvero la personificazione della terra, simbolo di fertilità e vitalità, cui l’uomo neolitico – divenuto agricoltore e allevatore – è legato da uno strettissimo rapporto di conoscenza e rispetto.


Non è da escludere che alcune statuette - forse gli stessi idoletti femminili in alcuni casi ?, oltre a quelle a forma di animale -  siano servite come giocattoli per i bambini della famiglia neolitica!! 



Sara Roma




* Sara Roma è ricercatore presso il Kom Ombo Archaeological Project ad Aswan in Egitto. Si occupa in generale di Neolitico e in particolare di tutti i processi legati alla simbologia animale delle comunità neolitiche dell'area del Mediterraneo (Valle del Nilo e Vicino Oriente).

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